Uno dei momenti più iconici e più attesi di tutto il viaggio! Poter mirare il volo dei Condor… Per vedere questi animali librarsi liberi nel cielo ci rechiamo nel Canyon del Colca, uno dei Canyon più profondi della terra (3270 m nel punto più profondo).
Qualche ora prima dell’alba ci trasferiamo da Arequipa a Chivay, una piccola città del Perù meridionale. Da Chivay andiamo subito in uno dei punti di avvistamento più famosi, il MiradorCruz del Condor (3779 m).
Sotto di noi si aprono 1200 m di vuoto. Lo sguardo scende fino al Rio Colca, il fiume che ha scavato quest’immenso canyon. Cerchiamo un ottimo punto per appostarci e aspettiamo in silenzio che qualcosa si muova nell’aria sotto di noi…
Non ricordo di aver aspettato un lungo periodo, soltanto la sensazione di un intenso brivido sulla pelle. Sono proprio loro? Me lo sono chiesto varie volte… Ebbene sì, condor che tagliano, senza battito di ali, quella fetta di cielo racchiusa nelle rocce del canyon. Sospesi, si muovono danzando un’antica melodia. Uno statico veleggio, sinuoso il movimento che legge correnti ascensionali. Sacrale, il travaglio di questi avvoltoi. Un rito di purificazione dal cielo alla terra, il perfetto e paradossale abbraccio che unisce la vita alla morte.
Dal Mirador Cruz del Condor, ci abbassiamo fino a raggiungere il punto di partenza del nostro trekking, Pampa San Miguel (3280 m). Dobbiamo scendere all’interno del Canyon fino a raggiungere il fiume. Il tracciato è sempre ben evidente e incomincia la nostra discesa. Fa molto caldo e gli scenari sono aridi, polverosi. Camminiamo tra cactus e rocce e scendiamo di quota. Adesso le pareti del canyon ci sovrastano, altissime sopra di noi. Nel cuore delle montagne. E da quegli anfratti e pertugi di tanto in tanto qualche condor si libra sulle nostre teste.
Arriviamo fino al primo insediamento San Juan de Chuccho (2300 m) e attraversiamo su di un ponte sospeso il Rio Colca. Dall’altra parte del fiume i paesaggi sono differenti, modellati dal lavoro dell’agricoltura. Terrazzamenti coltivati, verde e piccoli insediamenti prendono forma.
Delle vere e proprie oasi. Ci fermiamo a pranzare a San Juan e continuiamo il nostro cammino nel pomeriggio. Dopo una serie di sali e scendi attraversiamo nuovamente il Rio Colca, sempre su di un ponte sospeso, fino ad arrivare all’Oasi di Sangalle (2160 m).
In questo piccolo villaggio passeremo la notte. Calate le luci, l’inquinamento luminoso nel profondo del Canyon del Colca è pari a zero, un cielo stellato così bello l’ho visto poche volte in vita mia.
L’indomani partiamo molto presto per risalire il Canyon. Luci frontali e iniziamo l’ascesa fino al paese di Cabanaconde (3280 m). Volendo è possibile percorrere la salita con il cavallo, in molti preferiscono questa soluzione.
Arrivati a Cabanaconde beviamo un Mate di Coca e sulla strada per tornare a Chivay, una ragazza dal sorriso stupendo ci prepara il Sakyo. Una bevanda fatta con il succo del Cactus. Da Chivay ci spostiamo con il bus verso Puno per poi attraversare il confine e andare in Bolivia. Lungo la strada ci fermiamo a vedere il Mirador de los Andes (4910 m), un punto panoramico dal quale è possibile vedere otto vuclani: Ampato (6310 m), Chachani(6075 m), Huaca Huaca (6025 m), Sabancaya (5976 m), El Misti (5822 m), Ubinas (5675 m), Mismi (5597 m), e Chucura (5360 m).
Salakntay Trek Terza Parte. Continuiamo la nostra discesa passando tra villaggi e scenari amazzonici. Le acque scendono, scorrendo, verso valle formando fiumi e cascate. Le zanzare sono, ormai, una presenza costante e ci accompagnano dappertutto, ovunque cerchiamo di andare.
Le Montagne Arcobaleno, un variopinto spettacolo andino a più di 5000 m di altezza. Mondi di colori verticali s’innalzano a mostrar millenaria bellezza.
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