L’ultimo giorno, della nostra permanenza, nell’isola siciliana decidiamo di salire di quota per vederla meglio dall’alto, con un’altra prospettiva…
Patiamo la mattina presto, ci lasciamo alle spalle la capitale del barocco e ci dirigiamo verso il vulcano più alto di tutta l’Europa, l’Etna o Mongibello (3330 s.l.m). Ci dirigiamo verso il versante sud del vulcano (Nicolosi), dalle pendici di questo colosso cominciamo a salire, dapprima la vegetazione è molto rigogliosa, ci sono molti castagneti e pinete, a mano a mano comincia a cambiare diventando sempre più arida.
Possiamo distinguere le fasce vegetative dell’Etna, in base all’altitudine, nel seguente modo: 0 m macchia mediterranea. 400 m Leccio, Bagolaro. 1000 m Cerro, Roverella e Castagno, 1500 m Betulla, Faggio e Pino. 2000 m Romice, Camomilla, Saponaria, Viola, Senecio, Cerastio, Astragalo. Dai 3000 m in poi comincia la Zona Desertica.
Arriviamo in prossimità della funicolare nel piazzale di Rifugio Sapienza, dove ci sono le strutture turistico-ricettive. È possibile fare varie tipologie di escursioni una volta arrivati a questo rifugio. Se volete andare ad esplorare l’area dei crateri sommitali ed arrivare in cima al complesso vulcanico, l’unico modo è rivolgersi alle guide alpine che organizzano delle escursioni a pagamento. Prendiamo la telecabina fino a 2500 s.l.m e successivamente con i fuoristrada arriviamo fino a 2920 s.l.m, a ridosso della Torre del Filosofo dove dimorava Empedocle, filosofo di Agrigento. I crateri principali dell’Etna sono quattro: Cratere Centrale, il più grande con un diametro di circa 500 m, al suo interno c’è la Bocca Nuova e la Voragine, destinate a diventare un’unica bocca. Il Cratere Nord-Est, il Cratere sud Est e il Nuovo Cratere Sud-Est. Noi siamo diretti sulla cima del Cratere Centrale. Ci troviamo proprio sotto di esso e ne vediamo l’imponenza con le fumarole sempre attive. Il paesaggio è qualcosa d’indescrivibile, la presenza di organismi vegetali è assente, intorno soltanto le rocce vulcaniche. Uno scenario lunare. L’Etna è uno dei vulcani più attivi del mondo, le eruzioni esplosive (attività Stromboliana), sono molto frequenti. Soltanto un mese prima della nostra visita il vulcano si è fatto sentire con una colata lavica dal cratere di Nord-Est. Il percorso per arrivare sulla sommità del Cratere Centrale, prevede l’attraversata dellla colata lavica ormai solidificata con un bellissimo colore nero. Sembra di camminare sul vetro. Infatti, bisogna fare molta attenzione a non cadere, in quanto le rocce laviche sono molto taglienti. L’attività Stromboliana, o meglio la frammentazione del magma, da forma a vari prodotti piroclastiti. La guida ci spiega che possiamo divederli in: ceneri, con una dimensione inferiore ai 2 mm. Lapilli con dimensione tra i 2 e i 64 mm. Infine le Bombe, aventi dimensioni superiore i 64 mm. Quest’ultime possono arrivare a dimensioni davvero notevoli. Il terreno, soprattutto in prossimità e sopra della colata lavica rappresa, emette un calore assurdo. Il trekking non è assolutamente difficile, adatto a tutte le persone. Anche sé durante il percorso due ragazzi israeliti svengono, forse per l’altitudine. Non troppo eccessiva dato che siamo di poco sopra i 3000 m.
Anche l’aria è respirabile, ovviamente, più ci avviciniamo al cratere e maggiormente si sentono i gas del vulcano. Arrivati sulla cima il tutto è ancora più surreale, ci avviciniamo a quelle bocche fumanti e capiamo che il vulcano è vivo, anzi vivissimo. Dall’interno si sentono come dei boati assurdi, sembrano tuoni. Sono le bolle di gas che dalle viscere del terreno tornato in superfice, la voce tonante dell’Etna mi fa provare delle scosse lungo tutta la spina dorsale. La colorazione che maggiormente si può mirare a ridosso del cratere è il giallo dello zolfo, dovuto ai sali concentrati nelle emissioni vulcaniche. Non restiamo tantissimo a ridosso della bocca, ci spostiamo di qualche metro per stare a distanza di sicurezza. La guida ci spiega che insieme alla risalita in superficie dei gas è possibile che fuoriescano anche condensati magmatici. Vedere da così vicino questa meraviglia della natura è un’ esperienza trascendente. Si percepisce un’energia pura, viva, incredibile, che mi ha lasciato completamente esterrefatto. Tanta forza e potenza non l’avevo mai sentita prima d’ora, un’emozione assurda. Di quelle che ti fanno sentire vivo.
Scendere dalle pendici del vulcano è qualcosa di divertentissimo. Per lunghi tratti il terreno e soffice e morbido (dipende dalla diversa sedimentazione dei materiali piroclastici), adatto alla corsa in discesa. Dalla cima del Cratere Centrale il cratere di Nord-est si vede benissimo, fumante e attivo, sembra quasi come se fosse sempre pronto per entrare in azione. Durante la discesa ci fermiamo a vedere, mirando anche da lontano, qualche altro cratere “secondario”. Ce ne sono tantissimi, la guida ci dice che tra tutti quanti si possono contare circa 300 coni secondari.
Camminare in mezzo a quel nulla marziale è una bellissima sensazione, anche questo luogo è molto adatto, come tutti i deserti, alla contemplazione. Se vi piacciono i trekking e i posti estremi, la Sicilia offre una meta sopra i 3000 m.l.s fuori dal mondo, dove non capisci il sottile confine tra le nuvole e i fumi dei crateri, dove la terra subisce continui cambiamenti e trasforma il paesaggio rimodellandolo a suo piacimento, dove soltanto la lenta lava riesce a scorrere sulle sponde dell’antico vulcano come l’acqua in un ruscello. Il maestoso Etna è li che veglia sulla città di Catania e dalle sue fondamenta nutre i terreni delle campagne sottostanti per la produzione di prodotti tipici: pistacchi (famoso il pistacchi di Bronte), Viti, Ciliegi, Castagni, pere, mele e fichi d’india.
Il nostro viaggio in Sicilia finisce con questa assurda esperienza sulla vetta di un vulcano. Penso che soltanto la Sicilia, quest’isola, cuore del mediterraneo, possa offrire cosi tante variabili. Le innumerevole influenze culturali dei popoli antichi e moderni creano un mix di storia, arte, miti, folclore e bellezza. Per non parlare delle meraviglie della natura. L’azzurro del Mar Mediterraneo, l’arido entroterra, le catene montuose, le innumerevoli riserve naturali e il vulcano Etna. Quasi dimenticavo il cibo: gelati, dolci, stigghiole, panelle, bottarga di tonno e mille altre prelibatezze. Adesso ditemi voi se la Sicilia non è la più bella regione d’Italia…
Ho visto diverse volte l’erba, mai il cratere da vicino. L’ho visto dal basso facendomi trasportare dalla circumetnea e dal suo trenino che so ferma in tutte le cittadine menzionate, in alcuni tratti attraversa gli agrumeti. Mi permetto di suggerirti quello che per me è il luogo più bello del mondo e cioè l’Isolabella davanti a Taormina. Per concludere degnamente un viaggio in Sicilia bisognerebbe trascorrere una settimana a Lampedusa che della Sicilia è un estratto meraviglioso. Grazie per averne la fatta rivivere.