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Matera

Nel periodo di Dicembre, precisamente per il ponte dell’Immacolata, io e Alessandra siamo soliti andare a visitare qualche posto con un’atmosfera natalizia. Nel 2018 decidiamo di andare a vedere i sassi di Matera.

Abbiamo preso una stanza in affitto poco fuori dalla città. La mattina ci alziamo presto e ci dirigiamo nella cittadina lucana. Lasciamo la macchina in uno dei tanti parcheggi custoditi a ridosso dei Sassi, percorriamo qualche metro a piedi e subito entriamo nella città antica.

Ci troviamo in un territorio bellissimo e ricco di storia, al confine con l’altopiano delle Murge. A ridosso di una profonda voragine nella terra, simile a un canyon, la Gravina. Questo luogo fu scelto da popolazioni antichissime per costituire degli insediamenti dove stabilirsi. Matera è considerata la terza città più antica del mondo. Attorno alla Gravina di Matera si sviluppano i cosiddetti Sassi, strutture scavate nella roccia abitate fin da tempi antichi. Queste popolazioni inoltre si rivelarono infallibili da un punto di vista ingegneristico, grazie alla creazione di un sistema molto efficiente di canalizzazione delle acque.

Matera
Matera

 

I sassi di Matera dividono il territorio in due rioni: il Sasso Barisano, il più ricco, e il Sasso Caveoso.

La nostra escursione inizia dal Sasso Caveoso. Le case e le strade sono scolpite nella roccia e si affacciano direttamente sulla Gravina, sul versante opposto si possono vedere le caverne dei villaggi preistorici. Il Sasso Caveoso è semi-disabitato, a tratti fatiscente. Ma nasconde una bellezza particolare è subito mi vengono in mente le seguenti parole:

 

Chiunque veda Matera non può non restarne colpito, tanto è espressiva e toccante la sua dolente bellezza.

Carlo Levi

 

È davvero toccante e dolente, questa particolare bellezza la potete trovare soltanto nel Sasso Caveoso. Continuiamo costeggiando la Gravina, in una stradina ricca di grotte e abitazioni scavate nella roccia. Alla fine di questa strada, l’unica che costeggia in lunghezza la Gravina, potete trovare un luogo molto interessante. Diciamo una specie di museo improvvisato. C’è un simpatico vecchietto che, per un’offerta a vostro piacimento, vi guiderà attraverso la “mostra” che ha organizzato nel suo sasso: una piccola storia della sua vita a Matera, un racconto contadino arricchito con molti oggetti che il signore ha raccolto nel corso del tempo. Il vecchietto, si fa per dire, è molto scaltro e lucido. Attenzione a non farvi spillare troppi soldi… però vi consiglio di incontrarlo e porgergli tutte le domande che volete. Vi racconterà della sua Matera e del suo Sasso.

Ritorniamo verso il centro del Sasso Caveoso e ci fermiamo in un negozio con annesso laboratorio di un artigiano dedito alla creazione di timbri. I timbri di Matera, uno dei simboli della città. Una storia stupenda ricca di tradizione pastorale, tipica materana. Le massaie erano solite impastare il pane nei sassi, affidando le forme ai garzoni che le portavano nei forni comuni. Prima della cotture ogni famiglia imprimeva il suo timbro nella forma come segno di riconoscimento.  Ogni timbro, a parte le incisioni letterali che indicavano le iniziali della famiglia di appartenenza, aveva una forma decorativa legata alla simbologia. Il manico del timbro poteva assumere varie forme: la chioccia e la figura femminile, a rappresentare la fertilità. Il gallo, la torre o il cane, simboli di virilità. Inoltre questi timbri erano donati come pegno d’amore dal ragazzo di una famiglia alla bella di un’altra. Se il timbro veniva restituito al mittente la richiesta era stata rifiutata, contrariamente, se la ragazza lo teneva con sè dimostrava la sua approvazione alla proposta. L’artigiano dei timbri ci spiega molto bene tutte le usanze e le tradizioni legate a questi preziosissimi oggetti, un cocktail di antropologia. Inoltre, dato che siamo interessati all’acquisto di un timbro con la forma del gallo fatto su misura, entriamo nel laboratorio e assistiamo alla lavorazione  del legno che piano piano prende la forma voluta con incise le mie iniziali (ELB). Un oggetto che mi piace molto. Usciti dal negozio ci dirigiamo al centro del Sasso Caveoso, sulla sommità di una rupe dove è stata costruita, scavata nella roccia,  la chiesa rupestre di Santa Maria di Idris, davvero molto particolare. A mio avviso, la più bella di tutte le chiese rupestri di Matera. Sita su questa formazione rocciosa, vanta una bellissima veduta di Matera e della Gravina.

Matera, Santa Maria di Idris
Matera, Santa Maria di Idris

 

Vicino a Santa Maria di Idris ci sono altre chiese da visitare, la rupestre Chiesa di Santa Lucia alle Malve e la chiesa in stile barocco, non rupestre di San Pietro Caveoso (chiesa dei santi Pietro e Paolo).

Ormai si è fatta ora di pranzo e ci fermiamo in un ristorantino lì vicino e prendiamo dei tipici piatti della tradizione materana e lucana come la Capriata e la salciccia pezzente. La Capriata si può definire il piatto simbolo di Matera, una ricetta antichissima della cultura contadina a base di: fave, piselli, grano, farro, lenticchie, fagioli, cicerchie, pomodorino, sedano, patate carote e cipolla. Un goccio di olio e sale.  Il tutto lasciato a cuocere per ore a fuoco lento. Nei tempi antichi questo piatto era preparato in abbondanza il primo di agosto, per celebrare la fine dei raccolti. Tutte le donne portavano gli ingredienti che erano cucinati in dei grandi pentoloni e festeggiavano tutti insieme. Una bellissima usanza.

Dalla costa a ridosso della Gravina cominciamo ad addentrarci nel cuore di Matera, passiamo per un’altra chiesa barocca quella di San Francesco d’Assisi, situata nell’omonima e centralissima piazza e ci dirigiamo nel fulcro della città antica, la Civita, che divide il Sasso Caveoso dal Sasso Barisano. Sulla cima di questa rupe, la Civita, sorge La Cattedrale di Matera (Cattedrale della Madonna della Bruna e di Sant’Eustachio). Lo stile di questa cattedrale è il romanico-pugliese. All’interno dell’edificio, in fondo alla navata, c’è un’opera molto particolare che ha subito attirato la mia attenzione, il presepe in pietra cinquecentesco.

È bellissimo girare tra i vicoli di Matera, una città fiabesca così unica nel suo genere che sembra di entrare all’interno di un gigantesco presepio. È come se si tornasse indietro nel tempo, un  tuffo nel passato e nell’arte contadina.

Matera
Matera

 

Dalla Civita accediamo al Sasso Barisano e andiamo a vedere la Chiesa di San Pietro Barisano, la più grande chiesa rupestre di tutta Matera. Decidiamo di vagare per la città, sali e scendi dagli scalini, perdersi nei vicoli e ritrovarsi nelle piazze. Matera, la “città vecchia” è davvero un luogo unico al mondo. Diventata patrimonio dell’UNESCO nel 1993 e Capitale europea per la cultura nel 2019, un tempo era considerata un immondezzaio, definito da alcuni politci la vergogna nazionale. Ovviamente questa definizione va capita fino in fondo, non penso che si riferissero alla bellezza della città ma alle condizioni di vita delle persone, mi viene in mente un  passaggio di Cristo si è fermato a Eboli:

 

Ogni famiglia ha, in genere, una sola di quelle grotte per tutta abitazione e ci dormono tutti insieme, uomini, donne, bambini e bestie. Così vivono ventimila persone. Di bambini ce n’era un’infinità. In quel caldo, in mezzo le mosche, nella polvere, spuntavano da tutte le parti, nudi del tutto o coperti di stracci. Io non ho mai visto una tale immagine di miseria: eppure sono abituata, è il mio mestiere, a vedere ogni giorno decine di bambini poveri, malati e maltenuti. Ma uno spettacolo come quello di ieri non l’avevo mai neppure immaginato. Ho visto dei bambini seduti sull’uscio delle case, nella sporcizia, al sole che scottava, con gli occhi semichiusi e le palpebre rosse e gonfie; e le mosche gli si posavano sugli occhi, e quelli stavano immobili, e non le scacciavano neppure con le mani si, le mosche gli passeggiavano sugli occhi, e quelli pareva non le sentissero. Era il Tracoma. Sapevo che ce n’era, quaggiù: ma vederlo così, nel sudiciume e nella miseria, è un’altra cosa. Altri bambini incontravo, coi visini grinzosi come dei vecchi, e scheletriti per la fame; i capelli pieni di pidocchi e di croste. Ma la maggior parte avevano delle grandi pance gonfie, enormi, e la faccia gialla e patita per la malaria. … a me pareva, in quel sole accecante, di esser capitata in mezzo a una citta colpita dalla peste.”

Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli

 

Uno scenario difficile anche da immaginare, questa storia viene raccontata dalla sorella dell’autore, quando lo va a trovare nel paesino lucano nel quale lui si trova in esilio (Agliano, nel libro Gagliano).

Quei sassi, gli stessi, oggi hanno un valore che nessun uomo o donna dell’epoca, appena descritta, poteva immaginare.

Al calar della sera Matera diventa ancor più affascinante, si accendono le luci e incomincia la magia… anche se posso sembrare ripetitivo, la città se prima sembrava, adesso diventa a tutti gli effetti un presepe.

Matera, la sera
Matera, la sera

 

Un bellissimo presepio scolpito nella roccia, antico come l’uomo e vissuto come le rughe di un’anziana signora. Si percepisce un’atmosfera calda, magica e fatata. Ed ecco che in questo scenario troviamo un piccolo negozio di ceramiche d’autore che fa a proprio al caso nostro per introdurre e raccontare un’altra bellissima storia legata a delle credenze popolari, il Monachicchio. Ovviamente compro una rappresentazione di queste creature magiche e nuovamente chiamo in causa il libro Cristo si è fermato ad Eboli per descrivere questi esserini:

 

I monachicchi sono esseri piccolissimi, allegri, aerei, corrono veloci qua e là, e il loro maggior piacere è di fare ai cristiani ogni sorta di dispetti. Fanno il solletico sotto i piedi agli uomini addormentati, tirano via le lenzuola dei letti, buttano sabbia negli occhi, rovesciano bicchieri pieni di vino, si nascondono nelle correnti d’aria e fanno volare le carte e cadere i panni stesi in modo che si insudicino, tolgono la sedia di sotto alla donne sedute, nascondono gli oggetti nei luoghi più impensati, fanno cagliare il latte, danno pizzicotti, tirano i capelli, pungono e fischiano come zanzare. Ma sono innocenti: i loro malanni non sono mai seri, hanno sempre l’aspetto di un gioco, e, per quanto fastidiosi, non ne nasce mai nulla di grave. Il loro carattere è una saltellante e giocosa bizzarria, e sono quasi inafferrabili. Portano in capo un cappuccio rosso più grande di loro: e guai se lo perdono. Tutta la loro allegria sparisce ed essi non cessano di piangere e di desolarsi finché non l’abbiano ritrovato.”

Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli

 

Matera, luci
Matera, luci

 

Questa città ha tante, tantissime storie da raccontare. Non mi sorprende essendo la terza città più antica del mondo. Dai sistemi ingegneristici di canalizzazione delle acque, all’arte delle chiese rupestri. Dai timbri per marchiare il pane, ai dispettosi monacchicchi. Però, la vera essenza di questa città, a parer mio, è la profonda cultura contadina con la quale ha un legame indissolubile che perdura nel tempo.

Quei sassi racchiudono un tesoro che va oltre il patrimonio UNESCO e la capitale europea per la cultura, quei sassi racchiudono il sapere, in quanto hanno il potere di raccontare la storia dell’uomo.

 

 

 

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