Monte Amaro dal Blockhaus
La nostra prossima destinazione è la Majella, il secondo massiccio montuoso più alto degli Appennini. La vetta da raggiungere è quella del Monte Amaro(2793 m), la cima più elevata di questo massiccio. Decidiamo di partire nel primo pomeriggio e di andare a vedere il tramonto dalla cima di questa montagna.
Lasciamo la macchina al Rifugio Bruno Pomilio (1895 m), Continuiamo a piedi su un tratto di strada asfaltata davanti a noi fino a raggiungere il piazzale del Blockhaus (2045 m). Sulla sinistra è possibile mirare tutta la maestosità di queste montagne. L’itinerario raggira il Monte Blockhaus e attraversa un bosco di stupendi pini mughi, l’odore che emanano questi alberi è inebriante. Arriviamo fino ad una fonte, Sella di Acquaviva (2100 m). Ci fermiamo per riempire le borracce. Questa fonte non è sempre praticabile.
La salita comincia a farsi più decisa e piano piano le rocce prendono il posto dei pini mughi. Ed ecco il primo incontro con uno degli abitanti di questo massiccio, il Camoscio Appenninico. Il territorio ne è pieno e si possono mirare da molto vicino. Lasciamo definitivamente la copertura arborea e in prossimità del Bivacco Fusco il paesaggio si apre sull’Anfiteatro delle Murelle, un anfiteatro di origine glaciale. Pieghiamo a destra e cominciamo a risalire il ripido percorso di cresta che porta fino alla cima del Monte Focalone (2676 m).
I paesaggi si aprono intorno a noi e gli scenari cominciano ad essere aspri, aridi e rocciosi. In lontananza è possibile mirare il Monte Amaro. Ci immergiamo totalmente in queste montagne e riscendiamo dal Monte Focalone fino al Primo Portone (2568 m) e da questi risaliamo fino alla Cima Pomilio (2656 m). Da Cima Pomilio riscendiamo nuovamente fino a raggiungere il Secondo Portone (2566 m). Sulla destra si apre la stupenda Valle dell’Orfento. Proseguiamo fino al Terzo Portone (2560 m) e risaliamo un canalino tenendoci sulla destra che conduce dapprima su un pianoro e poi sulla cima del Monte Tre Portoni (2673 m).
Il Monte amaro è sopra di noi, seguiamo il sentiero che attraversa una valletta e risaliamo il monte. L’ultima ascesa della giornata prima di arrivare sulla croce di vetta e al vertice trigonometrico. Abbiamo tutto il tempo di sistemarci nel bellissimo e rosso Bivacco Mario Pelino e usciamo a vedere il tramonto.
I paesaggi lunari che offre questo massiccio di imponenti montagne mi trasportano su un altro pianeta. In questa giornata di calda Estate lo scenario è arido e la roccia arsa sembra bruciare al sole. Soltanto con il beneficio del tramonto questi monti si tingono di nuovi colori e il fascino di quella rossa cupola, il bivacco Pelino, è rassicurante. Come una base marziana che offre riparo ai visitatori del Monte Amaro. In lontananza scorgo, con gli ultimi bagliori, le sagome dei camosci e la sera vince la sua danza con il giorno.
A dormire nel bivacco ci sono altri due simpaticissimi ragazzi: Alessio e Andrea, entrambi di Vasto. Hanno avuto la brillante idea di caricarsi dei rami secchi lungo il tragitto e portarli sulla cima per accendere un fuoco. Attimi di pura magia, le stelle, il fuoco, il Bivaco Pelino e le luci della città di Pescara nella notte.
La notte è molto fredda, consiglio di portare la giusta attrezzatura per dormire al meglio! Ricordiamoci che è un bivacco non un rifugio…
Ci svegliamo con le prime luci, usciamo dal bivacco ci poniamo sulla cima e attendiamo l’arrivo dal sole.
La vicinanza delle Majella al mare rende l’Adriatico così vicino, intimo. Il sole comincia a levarsi e con esso nuovi orizzonti da esplorare, raccontare e soprattutto nuove consapevolezze da concepire. L’energia che sprigiona la veduta e la contemplazione di un’alba ha come eguali soltanto l’energia che sprigiona la veduta e la contemplazione di un tramonto. Delle diverse energie che ogni giorno si rimescolano e rimestano gli umori del sangue.
Dopo esserci goduti questi attimi, zaino in spalla ripercorriamo il tragitto dell’andata, sotto gli attenti occhi dei Camosci che vegliano su questo massiccio montuoso.