Monte Gennaro da Prato Favale
Oggi vi proponiamo un classico dei Monti Lucretili, il Monte Gennaro o Monte Zappi (1271 m). La seconda cima più elevata di questa breve catena montuosa.
La giornata è molto nuvolosa e il Monte Gennaro è coperto da una fitta coltre di nebbia. Parcheggiamo la macchina alla fine della SP di Prato Favale (830 m). La strada asfaltata finisce e senza possibilità di errore imbocchiamo il sentiero (su una roccia in basso a destra c’è la segnaletica del CAI).
Questo percorso attraversa svariate tipologie di paesaggi e scenari. Dapprima si attraversano delle pietraie, fino ad arrivare al Malepasso (882 m) dove incontriamo una bellissima mandria di cavalli. Il sentiero pietroso comincia ad addentrarsi all’interno di un maestoso bosco di faggi. Abbiamo la sensazione di camminare dentro un letto prosciugato di un fiume circondati da questi faggi spettacolari, incastonati sulle sue sponde. Uno scenario davvero suggestivo, reso ancora più affascinante dalla presenza della nebbia. La nebbia ci accompagnerà per tutto il tragitto di andata e anche quello di ritorno.
Seguiamo la segnaletica fino ad arrivare al Bivio Campitello, a questo bivio bisogna proseguire dritti e risalire lentamente fino ad arrivare ai Pratoni di Monte Gennaro, e all’abbandonata Cappella di San Donato. Arrivati alla chiesetta, bisogna girare a sinistra e stare molto attenti alla segnaletica, poiché dopo un centinaio di metri sulla destra (il segnale è posto su una roccia a terra) bisogna girare e attraversare tutto il pianoro.
La nebbia ci circonda completamente su questa piana, nascondendo le cime dei vicini monti, il gracchiare delle cornacchie ci accompagna lungo questo scenario quasi surreale. Arrivati dall’altra parte dei pratoni il sentiero si dirama nuovamente su l’ultimo tratto di bosco.
Arriviamo alla Troscia (1105 m) e c’è il primo cartello che indica il Monte Gennaro. Usciti dal bosco ricominciano le pietraie che ci accompagnano fino ad arrivare sulla cima del monte, dove la croce è posta su un blocco di cemento.
La nebbia, sempre più fitta man mano che si salgono le pendici del monte, rende il paesaggio invisibile. Tutto sembra così lontano. I boschi e le piane avvolte da un bianco silenzio. Fino ad arrivare in vetta dove, l’iroso passare del vento spinge le nubi contro i profili del monte e rompe gli echi con le sue voci. Possiamo soltanto immaginare cosa c’è dietro quei veli che offuscano la vista e vestono di nulla gli orizzonti.
Scendiamo, inizialmente, sulla strada dell’andata. Fino a giungere al punto della pietraia da dove siamo arrivati. Invece di girare a destra decidiamo di fare una deviazione e proseguire dritti, scendendo molto rapidamente, su un visibile sentiero. Per pochi momenti le nubi si diradano e ci permettono di vedere il Monte Gennaro, ormai alto sopra di noi.
Arriviamo fino al bivio, in prossimità di un’alta parete di roccia, che ci indica la strada per Marcellina. Invece di girare a destra per andare verso il paese bisogna prendere il sentiero di sinistra, che ci conduce nuovamente sui Pratoni di Monte Gennaro dopo essere passati in un altro tratto di bosco (attenzione alla segnaletica in questo breve tragitto).
Una volta raggiunti i Pratoni incomincia a piovere copiosamente. Attraversiamo sempre dritti la piana fino ad arrivare nuovamente alla Cappella di San Donato e continuiamo a scendere per lo stesso sentiero già percorso in precedenza.