Via dei Laghetti
Sulla dorsale orientale del Massiccio del Gran Sasso, il Monte Prena (2561 m) risalta agli occhi per le sue formazioni rocciose, pareti e canali.
Parcheggiamo la macchina a Campo Imperatore, in prossimità della carrareccia che porta all’ex miniera, lungo la strada per il Ristoro Mucciante. È mattina presto e una coltre di nebbia non ci permette di vedere i paesaggi circostanti. Qualche metro più avanti c’è una casetta e un recinto per gli ovini, dove passano la notte. Se c’è la presenza del gregge aggiratelo e tenetevi lontano, per evitare qualche spiacevole incontro con i cani pastore. Come d’altronde è capitato a noi, causa la poca visibilità.
A parte questo piccolo inconveniente, la nebbia si dirada, davanti a noi tutta la bellezza di Campo Imperatore e delle vette del Massiccio del Gran Sasso, nell’ora dell’alba.
Le pareti di roccia, sono le prime, ad essere accese dal sole. Tutto tace, par che i paesaggi riposino in un dormiveglia domenicale. Anch’io, faccio fatica a capire, se son desto oppure sogno. Mi abbandono, al silenzio selvaggio, di questi onirici scenari…
CosteggiamoMonte Paradiso (1820 m), risaliamo il fiume di detriti, fino ad arrivare all’imbocco della Via Ceri. La prima strada che incontriamo che risale le pendici della montagna. La sorpassiamo e raggiungiamo l’imbocco della Via dei Laghetti, un lungo canale con salti di roccia, arricchito dalla presenza di questi piccolissimi specchi d’acqua, che derivano dallo scioglimento delle nevi.
È bene ricordarsi che questa via non va assolutamente percorsa in condizioni di cattivo tempo. A rammentarcelo c’è una targa commemorativa di due escursionisti travolti da una valanga di acqua e fango, colti improvvisamente dal mal tempo. I passaggi sono di I, II e III grado.
La roccia è bellissima al tatto e la presenza dei così detti laghetti rende il percorso ancora più bello. In alcuni tratti ci sono delle corde fisse per facilitare il passaggio. Alla fine del canale la Via dei Laghetti si incontra con la Via Brancadoro, il percorso diventa areo. Continuiamo la nostra ascesa fino a raggiungere la linea di cresta e in seguito la vetta del Monte Prena. Il tempo cambia molto in fretta, le nubi cominciano a salire rapidamente coprendo tutti i paesaggi.
Roccia dopo roccia, risalgo quel canale, levigato dall’acqua. Soltanto, il gracchiare dei corvidi, a tenermi compagnia. Durante tutta l’ascesa, non penso, non dialogo con me stesso. Siamo soltanto io e la montagna. All’uscita della via, improvvisamente mi avvolgono le nuvole. Salgono, più veloce di me, coprono la cima del Prena, rendendo il mio cammino ancor più solitario.
Decidiamo di riscendere per la Via Normaledel Monte Prena. A tratti, le nubi si diradano durante la discesa, permettendoci di scorgere, in tuta la sua bellezza, il vicino Monte Camicia (2564 m).
Arriviamo fino alla Sella del Monte Camicia (2270 m) e scendiamo per Campo Imperatore.
Attraversiamo un primo fiume di detriti a valle, costeggiamo il Monte Veticoso (1909 m) e torniamo al secondo fiume di detriti, percorso all’andata.